I serial killer dei neuroni
Ognuno di noi a 171miliardi di cellule celebrali, 86 miliardi delle quali sono neuroni che elaborano informazioni avvertono gli stimoli e costituiscono l’individuo. Ma ci sono cose nella vita di tutti i giorni che contribuiscono alla riduzione di questo numero. Cosa uccide le nostre cellule celebrali? Prima si pensava che il nostro cervello non potesse produrre nuovi neuroni, sebbene i neuroni siano un tipo di cellule stazionario e cioè che non si moltiplica, oggi sappiamo che i nuovi neuroni vengono prodotti dalle cellule staminali neurali nel corso di tutta la nostra vita. Ma questo accade solo in due aree del nostro cervello, principalmente in due piccole regioni del lobo frontale. Quindi, sebbene possiamo produrre nuovi neuroni, la morte delle cellule celebrali in grandi quantità può essere pericolosa e irreversibile. Per esempio, nel giro di 5 minuti dopo aver ricevuto un colpo alla testa i canali degli assoni si restringono e la concentrazione degli ioni di calcio aumenta con conseguente stimolazione di nuovi percorsi ed enzimi che possono conseguentemente portare la morte cellulare.
Questo spiega lo stato confusionale, la perdita di coscienza e la maggiore sensibilità al suono o alla luce. Tutti sintomi piuttosto comuni in caso di commozione celebrale.
Sebbene il cervello possa reagire ad una privazione del sonno per un breve periodo, uno studio del 2014 afferma che privarsi del sonno per troppo tempo potrebbe uccidere le cellule cerebrali nel cosiddetto punto blu (Locus coeruleus). Questa è una regione del cervello deputata a coordinare, l’attenzione, la motivazione e l’eccitazione sessuale e privarsi del sonno per un periodo prolungato ci rende incapaci di produrre alcune proteine necessarie a mantenere in vita questi neuroni.
Inoltre non bisognerebbe stressarsi, lo stress cronico provoca danni all’ ippocampo e riduce la capacità di produrre nuovi neuroni, motivo per il quale troppo stress può provocare diverse malattie mentali come depressione, ansia, disturbo de stress post traumatico e schizofrenia.
Anche la nicotina danneggia l’ippocampo, riducendo la produzione di nuovi neuroni del 50% e contestualmente incrementa il tasso di morte cellulare.
Ti piace l’odore di benzina o degli evidenziatori, sebbene non causino danni cerebrali in modo diretto, alcuni prodotti chimici in esso contenuti sono asfissianti nel senso che bruciano l’ossigeno presente nell’area che respiri, privando di esso i tessuti e uccidendo le cellule cerebrali.
Il monossido di carbonio, rilasciato da stufe, automobili, fa lo stesso. L’ emoglobina che normalmente trasporta ossigeno negli organi principali come il cervello e il cuore viene occupata dal monossido di carbonio soffocando le cellule.
E per quanto riguarda l’alcool? Sembra che la sua assunzione per poco tempo non uccida le cellule cerebrali ma, può disturbare la comunicazione tra loro e per un periodo prolungato il consumo di alcool può attivare le cellule immunitarie del cervello che liberano sostanze chimiche pro- infiammatorie e radicali liberi che possono portare alla morte cellulare. Gli alcolisti possono anche soffrire di una carenza di vitamina B la cosi detta sindrome di Wernicke-Korsakoff che può uccidere le cellule cerebrali e arrecare problemi di memoria, amnesia e mancanza di coordinazione muscolare. Smettere di bere quindi può essere il miglior modo per favorire la crescita delle cellule staminali neurali e altri neurotrasmettitori. Ma non importa quanto sia la nostra paura di perdere le cellule cerebrali, potremmo non poterci fare nulla. Il nostro cervello riduce il suo volume del 5% per decennio dopo i 40 anni con il tasso che aumenta dopo i 70 anni. La perdita di memoria e il sintomo più diffuso che fa parte del normale processo di invecchiamento.
Morale della favola a fine giornata non è che dobbiamo preoccuparci di quante cellule abbiamo perso, poiché perderle non significa che c’è qualcosa che non va. Durante la crescita produciamo molti più neuroni del necessario e le cellule cerebrali devono morire per mantenere la complessa organizzazione del cervello. Le ricerche condotte sui ratti suggeriscono che perdiamo i neuroni nella nostra corteccia prefrontale per far si che essa si possa riorganizzare durante e dopo la pubertà. Avere più neuroni non necessariamente rende una persona migliore o più intelligente e certe volte la morte cellulare rende la vita più sana.
Dr. Antonello Melis
Psicologo • Psicoterapeuta
Cagliari